Tusculum infatti fu sconfitta da Roma al Lago Regillo intorno al 500 a.C. quando al Comando dei Latini era il Dittatore Tuscolano Ottavio Mamilio, genero di Tarquinio il Superbo. La derivazione del nome conferma l'antichità della combattiva città latina. Tusculum, secondo Festo, è in relazione con i Tuschi, Etruschi; tale interpretazione è sostenuta tra gli studiosi moderni dello Schulze. Nella zona non si sono tuttavia trovate tracce di cultura etrusca. E' invece documentato l'influsso delle antiche pratiche religiose greche. Giove era comunque la divinità più venerata, come dimostrano i ruderi del tempio sull'arce, e di due simulacri del dio scoperti nei pressi. Sullo stesso spiazzo dell'Acropoli sorgeva anche il tempio ai Dioscuri, Castore e Polluce, distrutto nel medioevo.
la cittadinanza romana di Tusculum risale all'anno 380 a.C., allorché i romani la occuparono per annetterla, dopo molti anni, alla tribù Papiria; ma Roma soppresse tutte le magistrature militari e giurisdizionali della città latina e vi lasciò solo quelle incaricate della polizia e del mercato, ossia gli edili. Ben presto Tusculum cominciò a destare l'interesse dei ceti più rappresentativi ed autorevoli del popolo romano (la Mamilia, la Porcia, la Fulvia, la Fonteia e la Corumcaria). Molti nobili vi possedevano lussuose ville data l'amenità del luogo e l'abbondanza dell'acqua.
Si accede al Tuscolo per la strada che ha inizio a Piazza Marconi in Frascati, sulla sinistra della Villa Aldobrandini. Lasciando a destra la Via Cardinal Massaia si prosegue per circa quattro chilometri e si raggiunge la zona dove riaffiorano le vestigia dell'anfiteatro, ancora in gran parte nascosto. Era un armonioso edificio di forma ellittica, destinato agli spettacoli tra gladiatori e fiere o a quello dei ginnasti. L'anfiteatro poteva ospitare 3000 spettatori e aveva un diametro di m 53 x 80 (l'arena m 48 x 29). Era costruito in opera reticolata (il conglomerato di sassi e calcestruzzo, detto opera cementicia, era estremamente rivestito di piccole bozze di pietra che regolarizzavano la superficie dandole l'aspetto di una rete a fitte maglie).
La costruzione risale al II sec. d.C., come dimostrano i bolli sui mattoni trovati sul posto: un secolo dopo la costruzione dell'anfiteatro Flavio, cioè il Colosseo. Più in basso, verso nord-est, si conservano i resti di un portico. Verso la parte orientale dell'anfiteatro sono i ruderi attribuiti alla Villa di Tiberio, qui trasferitosi da capri, dove viveva con Antonia, vedova di Druso. Scoperta nel cinquecento come Villa di Cicerone (ivi furono ritrovate sculture ed una statua) fu oggetto di molti studi; oggi si può affermare che gli avanzi visibili costituivano una terrazza e un complesso di robuste costruzioni. Nella zona furono fatti ritrovamenti, di altre ville appartenenti a nomi illustri, anche se non si è potuto dimostrare che la vera Villa di Cicerone, dove il grande oratore scrisse "le Tusculanae", si trovasse nella zona finora esplorata. E' un fatto che la villa rustica sui Colli Laziali servì al riposo specialmente degli uomini politici. Perciò le ville furono tutte sontuose: ricche nella costruzione, vaste ed ombrose. Tra parchi e boschetti si ergeva il praetorium o palazzo, grande atrio, portici, comodissime e decoratissime stanze alla greca.
Sulla parte più alta della villa una o più riserve di acqua pluviale alimentavano le terme private e le fontane dei giardini, popolate di ninfe e di tritoni. Vi erano palestre e biblioteche, reparti riservati agli ospiti, altri per l'actor, per il villicus e per altri addetti alla custodia, oltre le scuderie. Nei dintorni furono scoperti i resti della Villa dei Quintili, di quelle di Piasseno Crispo, di Matidia Augusta e forse, quella di Asinio Pollione. Sul lato settentrionale dell'arce (indicata attualmente da un'alta croce) si vedono avanzi di mura: esse cingevano le abitazioni di un gruppo di coloni condottivi ai tempi di Silla II sec. a.C. Vi è anche una piccola cisterna scoperta con volta a ogiva, opera pregevolissima che risale ai secoli V-VI a.C.
L'ampio spiazzo dovette ospitare il Foro di Tusculum. Sul lato orientale dopo un breve tratto di antica strada lastricata, sono i resti abbastanza ben conservati, di un grazioso teatro del I sec. a.C. dove un'iscrizione ricorda la visita del papa Gregorio XVI nel 1839 a Maria Cristina, vedova di Carlo Felice, la quale aveva patrocinato gli scavi amando molto Frascati. La regina aveva anche finanziato la preziosa opera del Camina: "Descrizione dell'antica Tuscolo". La cavea di questo piccolo teatro conteneva 1500 spettatori. Si notavano bene cospicue parti dei vomitoria (uscite laterali), il piano circolare del coro e dell'orchestra, i pilastri che sorregevano i tribunalia per i magistrati che presenziavano agli spettacoli, la porta regia, al centro della cavea, vari ambienti dietro la scena. Scendendo verso la cosiddetta Via dei Sepolcri, nella parte bassa (Molara), vi si scorgono altri resti di monumenti e sculture. In epoca medievale, nel secolo XI, tra le rovine dell'antica Tusculum si insediò la potente famiglia dei Teofilatti che prese il nome di Conti di Tuscolo, divenuti celebri per il loro dominio assoluto su tutta l'area dei Colli Albani. Con la fine del dominio o dei Crescenzi in Roma, essi riuscirono ad impadronirsi del Papato. Un loro rampollo, Teofilatto, fu fatto papa giovanissimo nel 1033 con il nome di Benedetto IX e fu questo uno dei periodi più neri della storia della Chiesa. L'aperta ostilità dell'aristocrazia romana lo indusse a lasciare la tiara: la cedette, ricevendone una pensione vitalizia, a Giovanni Graziano, assurto alla cattedra con il nome di Gregorio VI. Ma tale atmosfera favorì l'avvento dei primi papi stranieri. Il sentimento di indipendenza da Roma portò alla distruzione definitiva dell'antico baluardo Tuscolano, all'alba del 17 aprile 1191. Con la fine di Tuscolo, fu anche il tracollo in Roma della potente famiglia dei Conti di Tuscolo, uno dei cui discendenti diede origine alla non meno importante famiglia dei Colonna