Nel 1242 la chiesa viene occupata dalle truppe di Federico II e negli anni successivi subisce importanti opere di restauro, ma è il restauro del 1904 che riporta alla luce un ciclo di affreschi dipinti sulla sommità delle pareti, e nascosti successivamente dal soffitto a cassettoni realizzato nel corso del Cinquecento. Gli affreschi della parete sinistra, staccati e portati nel museo, raffigurano la Disputa con i Maghi, la Piaga del sangue, la Piaga dell'uccisione dei Primogeniti, la Piaga della gragnuola, il Passaggio del Mar Rosso. Dopo un ulteriore restauro del 1436 e la fortificazione dell'abbazia, nel 1609 il cardinale Edoardo Farnese decide di restaurare l'antico sacello dei Santi Adriano e Natalia e chiama il Domenichino ad affrescarlo. Gli affreschi sono divisi in registri. negli ovali della cupola ci sono le figure delle Sante Agnese , Francesca e Cecilia. Nei registri più alti i Patriarchi della Chiesa Greca; sotto, gli episodi della vita dei santi basiliani San Nilo e Santa Barbara: Nella parte settentrionale l'Abbraccio di S. Nilo con l'imperatore Ottone III ed in quella meridionale la Fondazione dell'Abbazia per opera di San Bartolomeo. Sull'altare è raffigurata la Madonna col Bambino tra i Santi Nilo e Bartolomeo attribuita alla cerchia dei Carracci. Il soffitto è a lacunari azzurri. La grande macchina d'altare che si trova nella chiesa è opera di G.B.Bozolasco, commissionatagli nel 1665 da Francesco Barberini junior: macchina scenografica barocca che inquadra l'antica icona duecentesca della Vergine. Nel 1754 l'aspetto originario della chiesa subisce notevoli modifiche: sono chiuse le finestre e le antiche colonne sono nascoste da nuovi pilastri. Le pareti della navata vengono ricoperte, secondo il gusto del tempo, da una decorazione a stucchi eseguita da Tommaso Righi. Ancora nel 1845 il cardinale Mattei fa costruire un avancorpo di stile neogotico e demolisce il nartece e il portico. Soltanto alla fine dell'Ottocento si recuperano gli elementi originali della facciata: si demolisce l'avancorpo neogotico e alla perdita del nartece e del portico originari si supplisce con la loro ricostruzione ex novo.